Il CEO di Gilardoni Spa, Marco Taccani Gilardoni, è stato intervistato dal network RoadJob.
La conversazione con l’Academy inizia volgendo lo sguardo al passato:
“Siamo nati nel 1946, in un momento di profondissima crisi e al tempo stesso nella certezza che ci si sarebbe dovuti rialzare: dopo la Seconda Guerra Mondiale non esisteva più il tubo a raggi X, l’azienda cominciò a produrlo inizialmente per il settore sanitario per poi allargarsi a quello industriale e, a fine anni Sessanta, al settore dell’antiterrorismo, con gli scanner aeroportuali, in un ulteriore momento di forte instabilità. Trovarci nei momenti in cui ogni status quo è stravolto è in qualche modo nel nostro DNA, ed è anche il motivo per cui ho grande fiducia negli imprenditori”
Oggi l’azienda ha saputo reagire ad un momento di grande instabilità e far fronte all’improvviso picco di richieste di apparecchiature medicali, a raggi x e ultrasuoni, portate della pandemia causata dal COVID-19.
Attivandosi tempestivamente, la Gilardoni ha sviluppato in un solo mese anche una macchina in grado di sterilizzare gli oggetti con l’ozono, pensata a diversi ambiti di applicazione (industria, supermercati, scuole ecc.):
“Ci siamo messi subito al lavoro per quello che sarebbe stato il “dopo”, e abbiamo sviluppato in un mese una macchina, della quale abbiamo già depositato il brevetto, in grado di sterilizzare con l’ozono gli oggetti, utilizzabile dall’industria ai supermercati alle scuole. Si tratta di una macchina progettata come un tunnel entro il quale far passare quegli oggetti che per la loro collocazione, ad esempio sugli scaffali di un supermercato, possono essere a rischio di contaminazione, uno strumento che non esisteva”.
Il CEO di Gilardoni infine parla del ruolo che dovrebbero ricoprire gli imprenditori in questo presente di ricostruzione:
“Credo sarebbe utile un think tank degli imprenditori, perché c’è la fortissima esigenza di ripensare al modello economico e alla stessa imprenditorialità: non possiamo più pensare agli imprenditori come “prenditori”, perché un imprenditore agisce in maniera concreta sul suo territorio, il vero punto di partenza è individuare quali sono le debolezze della globalizzazione, difendere i prodotti delle maestranze, analizzare quale sia il vero contenuto in termini di posti di lavoro per il residente in Italia. Da lì si apre un ulteriore altro percorso, quello delle sane verifiche e di una giustizia certa e dura nelle punizioni ma che non sia casuale o demagogica. Lo Stato dal canto suo dovrebbe far ripartire gli investimenti sulle infrastrutture, snellendo la burocrazia e riformando il sistema giuridico perché la giustizia abbia tempi e modalità certi. Un lavoro che può, anzi deve essere fatto proprio ora, perché è questa la grande opportunità che abbiamo.”